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Estate Paideia: un’esperienza indimenticabile che regala occhi e parole nuove

Anche quest’anno, dal 7 al 28 luglio, si rinnova l’esperienza di Estate Paideia, un progetto della Fondazione Paideia che dal 2001 offre ad alcune famiglie con bambini con disabilità l’occasione di vivere una vacanza serena in un villaggio bello e accessibile in Toscana, insieme a tanti volontari. L’idea è quella di essere d’aiuto a famiglie con bambini con disabilità, che vivono ogni giorno una situazione impegnativa, dando loro la possibilità di rilassarsi e ricaricare le pile, mentre i volontari contribuiscono alla cura dei loro bimbi.

Ogni anno occhi e voci nuove si incontrano e mischiano a quelle di chi ha già vissuto questa esperienza. Abbiamo chiesto a Irene, collaboratrice della Fondazione Paideia, di raccontarci la sua prima esperienza a una settimana di “Estate Paideia”.

 

Quante cose possono succedere in una settimana?

Sono partita per la mia prima esperienza nei soggiorni estivi della Fondazione Paideia con in testa questa domanda: avevo sentito i racconti di molti genitori che avevo intervistato nei mesi precedenti, dei miei colleghi ed ero carica di emozioni, aspettative, e anche qualche dubbio e incertezza.

Tutto comincia la sera del sabato: appena arrivata, ogni famiglia viene accompagnata nel proprio bungalow e tutti sono invitati a un piccolo aperitivo di benvenuto in cui si mangia qualcosa insieme. È in quel momento che il vialetto, su cui i bungalow si affacciano, comincia ad animarsi: i bimbi vanno in monopattino, ci si siede a giocare in cerchio nell’erba, si parte per i primi giri in bicicletta. Il “Pappasole” diventa subito non tanto il nome del villaggio, quanto il nome di un luogo – una specie di quartiere generale delle vacanze – che stiamo costruendo tutti insieme, in un’esperienza condivisa. Così la prima sera si va a dormire dopo le prime chiacchiere, i primi giochi, i primi sorrisi scambiati.

Dal lunedì – per chi vuole – comincia la piacevole routine dell’Estate Paideia: si parte con la tappa mattutina in spiaggia. Si raggiunge il mare superando la pineta, chi a piedi, chi in bici: per tutti il breve tragitto è l’occasione di cominciare a conoscersi meglio. Ogni volontario diventa compagno di giochi e di chiacchierate di un bambino e di tutta la sua famiglia. È bellissimo vedere da vicino la relazione che comincia a crearsi facendo castelli di sabbia, tuffandosi senza sosta, ma anche stando seduti sotto l’ombrellone a guardare il mare in compagnia.

Il momento della pausa pranzo è contraddistinto dalla lunga tavolata dei volontari, che vengono coccolati dal duo che si alterna in cucina di settimana in settimana. Due volontari speciali ricoprono il ruolo di cuochi: preparano ogni giorno prelibatezze per ristorare gli altri e sono sempre pronti a offrire un caffé, accompagnato da una chiacchiera e un sorriso, a chiunque passi dalla cucina.

Il pomeriggio di attività con le famiglie riparte dai laboratori creativi, dopo un po’ di riposo per tutti. Nel corso della settimana i laboratori non sono mai uguali, si comincia da attività più semplici e si finisce per realizzare delle piccole opere da portare a casa con sé, ognuno secondo i suoi gusti e le sue attitudini. I momenti dei laboratori sono occasioni di collaborazione preziosa tra volontari e bimbi, ma anche tra genitori che vogliono partecipare o semplicemente dare un’occhiata, mentre i più piccoli creano, giocano con colori, materiali e forme.

Il pomeriggio finisce generalmente in piscina, dove ci sono vasche diverse, un po’ per tutti i gusti:  una per chi ama immergersi, una per chi preferisce ballare e saltellare a ritmo di musica e un’altra molto bassa dove stare a mollo nell’acqua calda. C’è anche un’ultima vasca, riservata ai grandi, dove i genitori possono concedersi un idromassaggio, guardando il panorama.

Le serate trascorrono spesso tutti insieme al centro del villaggio tra castelli gonfiabili, tappeti elastici, altalene e giostre. A volte si sta invece nel mitico vialetto: c’è chi impara ad andare in bici, chi chiacchiera sul prato, chi magari fa un dolce e ne offre un pezzetto a tutti. La cosa più bella di questa vacanza è la spontaneità, due parole scambiate godendosi il piacevole clima estivo e i ritmi più rilassati delle giornate di vacanza.

Il giovedì sera, solitamente, si cena tutti insieme ed è lì, seduti a tavola, che ci si rende conto della magia accaduta in pochi giorni: ci si accorge di quante cose ci si è raccontati a vicenda, magari facendo la spesa, mangiando un gelato in piscina o accompagnando i bimbi a pescare i paguri sugli scogli. Se si dovessero chiudere in valigia il numero di abbracci scambiati, si nota quella sera, non se ne troverebbe facilmente una abbastanza grande! Ma non serve perché restano tutti nel cuore, da portare con sé, come carica per tante altre esperienze, in momenti più freddi, complicati e ordinari in città.

“Mi sono veramente rilassato. Sono dovuto andare e tornare a Torino per una riunione, ma ne valeva la pena” mi ha detto con un sorriso grande un papà “ È stato bello vedere mio figlio aver voglia di correre ai laboratori, di fare e di cimentarsi…”

Quando ho ringraziato una mamma per il dolce che aveva fatto, lei mi ha risposto: “Ma figurati, è stato un piacere! E i bimbi mi hanno aiutato, abbiamo passato un bel pomeriggio pensando alla serata in cui saremmo stati bene tutti insieme!”

“Dei semplici caffè sono diventati gruppi WhatsApp che non vediamo l’ora di riempire di conversazioni, spinte dalla voglia e dalla promessa che noi mamme ci siamo fatte a vicenda di rivederci” ha concluso un’altra mamma entusiasta.

Ora che sono tornata so che in una settimana si può solcare il mare con un’aragosta gonfiabile al posto di un veliero e vivere una grande avventura, so che un vialetto può diventare un luogo familiare dove ritrovarsi con gioia all’inizio e alla fine di ogni giornata, che ci si può emozionare per una recita di Peter Pan come se seguissi da mesi le prove dei bambini. Ho provato la bellezza di portare i tavoli nell’erba e mangiare la pizza in una lunghissima tavolata di bambini, volontari e genitori che ridono, scherzano e chiacchierano (quasi) come si conoscessero da sempre.

Questa esperienza mi ha fatto capire che il tempo è relativo, che tutti abbiamo bisogno di una vera vacanza e che, quando ci si rilassa e ci si riposa, la vacanza non finisce, ma diventa una specie di nuovo inizio, a cui ripensare ogni volta in cui ci si sente un po’ più stanchiDa questa settimana porto con me migliaia di sorrisi: ho capito che tante braccia abbracciano meglio, tanti occhi insieme ci aiutano a vedere le cose da un punto di vista diverso, spesso prezioso.

Grazie per tutti i compagni di viaggio – genitori, bambini e volontari – che rendono così speciale l’Estate Paideia!

Irene