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PoliTo, gli studenti progettano oggetti di uso quotidiano per bambini con disabilità

Prosegue la collaborazione tra Politecnico di Torino e Hackability, format nato a Torino nel 2015 con l’obiettivo di costruire un ambiente di coprogettazione nel quale maker, designer e persone con disabilità possano arrivare alla prototipazione e alla realizzazione personalizzata e in piccoli numeri di presidi e oggetti a basso costo in grado di supportare le persone con disabilità nella vita quotidiana.

Il team studentestco Hackability@PoliTo, insieme al Professor Paolo Prinetto, nel mese di aprile ha avviato il progetto Hackability@TecDi, all’interno del corso a scelta del primo anno “Tecnologie per la disabilità”: gli studenti partecipanti hanno incontrato alcune famiglie seguite dalla Fondazione Paideia e hanno lavorato insieme a maker e designer per rispondere alla richiesta di oggetti d’uso quotidiano pensati o adattati in base alle esigenze dei bambini con disabilità. Un progetto che vuole offrire a studenti, tutor, genitori e bambini l’occasione di essere co-progettisti, ognuno con le proprie competenze, per rispondere a desideri particolari o per risolvere piccoli problemi quotidiani.

Abbiamo fatto un primo incontro al Politecnico – spiega Lorenzo, un papàin cui noi famiglie ci siamo ritrovate con gli studenti e abbiamo raccontato le nostre necessità, arrivando ad alcune idee di progetto. Nel nostro caso, ad esempio, abbiamo pensato a un triciclo per Simone che potesse rispondere ad esigenze di sicurezza che le normali biciclette con le rotelle non garantiscono, perché sono instabili e al minimo cambio di direzione rischiano di ribaltarsi. Con i ragazzi abbiamo pensato a un sistema simile a quello degli scooter a tre ruote, molto stabile. Hanno fatto tutta una serie di migliorie e accorgimenti, dal corpo pedali con catena che si toglie e diventa un triciclo a spinta, al fatto che ci sia un sistema per cui da un normale triciclo diventa quasi un passeggino, con supporto iPad in modo che lui possa stare comodamente seduto a guardare i cartoni.

Eravamo quattro famiglie, quindi quattro diversi progetti seguiti dai team di studenti che hanno messo in campo le loro competenze e conoscenze. C’è stato chi, avendo dimestichezza con le stampanti 3d, le ha utilizzate direttamente per il prototipo, oppure chi si è ingegnato per andare a cercare i pezzi mancanti su internet o per trovare un saldatore per ultimare il lavoro. Indipendentemente dal risultato su oggetti e prototipi, che è stato ottimo e che spero possa portare loro buoni voti visto che il progetto vale come prova d’esame, è stato importante il lavoro di gruppo, come impostazione di metodo, ma soprattutto il loro atteggiamento positivo nei confronti delle famiglie, non soltanto carino ed educato, ma maturo e attento”.

Il progetto Hackability@TecDi è stato possibile grazie alla collaborazione tra Politecnico di Torino, Hackability, CINI AsTech e Fondazione Paideia. Grazie a tutti gli studenti che hanno aderito con interesse e impegno, grazie alle famiglie che hanno partecipato mettendosi in gioco!